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Il Dottor Tommaso Campanacci, un pioniere nella lotta contro la malaria

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Pier Roberto Dal Monte

Il Dottor Tommaso  Campanacci, padre del Professor Domenico, Medico Condotto a Cortona e localmente Medico Fiduciario delle Ferrovie dello Stato, dall’alto della sua pluriennale esperienza, ebbe a scontrarsi insieme ad altri Colleghi con il Professor G. Tropeano, Cattedratico a Napoli di Igiene e Malattie Sociali, il quale nella lunga relazione  al Congresso nazionale per le malattie del lavoro del 1909 sulla profilassi della malaria nel centro-meridione d’Italia ebbe a criticare fortemente, a volte con toni dissacranti, una parte dei medici fautori e attivi distributori dell’uso del Chinino di Stato ponendo, da buon socialista quale era, come alternativa pressoché assoluta la lotta all’ambiente e quindi la bonifica delle acque paludose d’Italia. La distribuzione del chinino era stata sollecitata dalla “Legge “Provvedimenti per agevolare lo smercio del chinino" del 23 dicembre 1900 con le disposizioni per diminuire le cause della malaria; grazie a questo e ad altri provvedimenti, la mortalità a causa della malaria calò drasticamente, passando da circa 16. 000 vittime nel 1895 a 7 838 decessi nel 1905.

La legge, che prevedeva la distribuzione gratuita del chinino ai lavoratori delle zone malariche e la disponibilità dello stesso a prezzi ridotti per tutta la popolazione, ebbe un favorevole sviluppo presso il personale ferroviario per l’intervento delle Ferrovie dello Stato che curarono la distribuzione del chinino ai ferrovieri attraverso i propri Medici Fiduciari; la pandemia infatti risultava particolarmente costosa ed onerosa a causa dell’elevato numero di infezioni e di mortalità che interessava  tutto il personale ferroviario che si trovava in zona malarica, ed a causa delle protezioni e sussidi che rendeva necessari. 

Riportiamo qui la Mozione presentata al termine del convegno da un folto numero di Medici e l’intervento del Dottor Campanacci, avverso alla tesi antichinino del Tropeano e in favore, in attesa delle Bonifiche, dell’uso del chinino.

 

Mozione firmata dai Medici Dott. Orta, Cosolo, Loriga, Piazza, Campanacci, Petronella

Il congresso afferma che a tutte le leggi contro la malaria si dia la massima applicazione ed afferma che insieme ai provvedimenti diretti a combattere le sorgenti e le cause della malaria, si debba frattanto intensificare la profilassi chininica applicandola con efficaci controlli, ritendo che questo sia il metodo più rapido oggi alla portata delle popolazioni malariche per ottenere la migliore protezione contro tale malattia.

 

Intervento di Tommaso Campanacci 
 

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Alle osservazioni fatte al dott. Tropeano dai precedenti oratori sulla negata efficacia profilattica del chinino nella malaria, aggiungo modestamente le mie, frutto della mia personale esperienza. Io esercito da diciotto anni come condotto e come medico delle ferrovie nell’estremo lembo della Toscana, che ha per confine le rive occidentali del Lago Trasimeno. Ebbene, la malaria che aveva una tradizione di secoli, dava ancora un forte contingente di morbidità e mortalità in tutti i dintorni del Lago ed oltre. I due tronchi ferroviari che percorrono le sponde per 1/3 della sua circonferenza erano state dichiarate zone malariche dall’amministrazione delle ferrovie: e i ferrovieri ad onta della indennità della malattia che godevano e i forestieri, non erano certo lusingati dal dolce clima e dal sorriso delle verdi sponde. Ora le cose sono invero cambiate: la malaria è solo un triste ricordo e le isole e le rive del Lago vanno ogni giorno più popolandosi di villeggianti; la zona malarica e l’indennità di malaria non esistono più da un anno. 

Accettando le vedute del collega Tropeano bisognerebbe ammettere che la malaria sia scomparsa per virtù propria: poiché da noi l’unico provvedimento preso è stato quello della somministrazione del chinino, fatto su larga scala e per molti anni consecutivi. È venuta pure, è vero, la bonifica del Trasimeno, che mediante il nuovo emissario ha fissato i confini alle acque intorno alle rive: ma la bonifica è venuta quando la malaria era in decrescenza per opera della profilassi chininica; aggiunta a questa ha contribuito alla finale estinzione della malattia, dandoci così la dimostrazione che questo flagello può essere domato dal concorso appunto di tutti i fattori profilattici. 

E qui mi sia concesso di tributare un meritato elogio all’Amministrazione sanitaria delle ferrovie, specialmente al suo capo locale, dott. Mori, che prendendo a cuore la profilassi malarica dei ferrovieri, precorsero i comuni che non fecero del resto mai nulla, e i medici condotti, ai quali dettero l’esempio e insegnarono la via da percorrere in questa lotta.
E l’esempio dei ferrovieri ebbe i suoi effetti nelle popolazioni rurali che mal si prestarono a prendere chinino, prima di averne constatati gli effetti benefici e la innocuità. I contadini avevano il pregiudizio di credere dannoso il chinino ed inefficace a estinguere la febbre. E ciò forse, perché le cure venivano fatte male, erano interrotte, senza criterio ed opportunità; dato il chinino ora a dosi esagerate, dannose e disturbanti i malati, ora a dosi insufficienti e fuori del periodo opportuno.

Ripeto: l’esempio delle ferrovie fu di sprone e persuasivo, ma la insistenza dei medici, il loro zelo in quest’opera altamente umanitaria, e le nuove scoperte sulla eziologia, nonché lo stato di una discreta evoluzione psichica e sociale delle popolazioni, condussero alla cura razionale, alla chininizazione generale dei malarici di ogni condizione e le opere di bonifica concorsero allo stesso fino che oggi non si può dire raggiunto, la redenzione di quelle popolazioni dal flagello malarico. 
 

Io vorrei che il collega Tropeano, ritornando sulle sue esperienze guardasse se tutti questi fattori siano entrati nel coefficiente profilattico del suo paese. Dal momento che egli stesso dice che vi sono mancati, credo si abbia diritto di non dar peso o meglio che non si possa accettar la sua conclusione ed io resto sempre convinto che fra i fattori profilattici resti sempre fra i primi il chinino.     

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La relazione del Prof. Giuseppe Tropeano è alle pagine 211-224 degli atti del congresso.