Pier Roberto Dal Monte
Pubblichiamo un riassunto integrato sulla trombocitopenia immunitaria e trombosi indotta da vaccino (Vaccine- induced immune thrombocytopenia and thrombosis. VITT), che è una nuova sindrome associata al vaccino a vettore adenovirale ChAdOx1 nCoV-19 cosiddetto vaccino di Oxford della Ditta Astra-Zeneca, usato per prevenire la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2. Insieme ai dati sulla caratteristiche cliniche ed i criteri prognostici per questo effetto secondario della vaccinazione con questo specifico antivirus.
Uscito in Agosto 12, 2021, sul New England Journal of Medicine, www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2109908?query=cardiology),
Clinical Features of Vaccine-Induced Immune Thrombocytopenia and Thrombosis (VITT), dovuto agli AA S. Pavord et Alii del Department of Haematology, John Radcliffe Hospital, Headley Way, Headington, Oxford OX3 9DU, United Kingdom, sue.pavord@ ouh.nhs.uk. (Finanziato dall'Oxford University Hospitals NHS Foundation Trust).
Da questi ampio gruppo di Autori é stato condotto uno studio prospettico su una coorte che ha coinvolto 294 pazienti con sospetta VITT ricoverati in vari ospedali del Regno Unito tra il 22 marzo e il 6 giugno, 2021. I dati sono stati raccolti con l'uso di un modulo elettronico anonimo, ed i casi sono stati identificati come VITT definiti o probabili secondo i criteri prespecificati : i fattori di rischio basali e durante la malattia, i riscontri clinici patologici presenti, i trattamenti ed i marcatori di prognosi sfavorevole).
I risultati hanno evidenziato che tra i 294 pazienti valutati, sono stati identificati 170 casi definitivi e 50 probabili di VITT la quale si è presentata da 5 a 48 giorni (in media 14 gg) dopo la somministrazione della prima dose di ChAdOx1 nCoV-19. La fascia d'età andava da 18 a 79 anni (meda, 48 aa), senza preponderanza sessuale e senza identificabili fattori di rischio medici. La mortalità complessiva è stata del 22%. Le probabilità di morte sono state maggiori di un fattore di 2,7 (intervallo di confidenza al 95% [CI], da 1,4 a 5,2) tra i pazienti con trombosi del seno venoso, di un fattore di 1,7 (IC 95%, da 1,3 a 2,3) per ogni 50% diminuzione della conta piastrinica al basale, di un fattore di 1,2 (IC al 95%, da 1,0 a 1,3) per ogni aumento di 10.000 unità equivalenti al fibrinogeno nel livello basale di d-dimero e di un fattore di 1,7 (IC 95%, da 1,1 a 2,5) per ogni diminuzione del 50% nel basale livello di fibrinogeno. L'analisi multivariata ha mostrato come la mortalità fosse indipendente dal numero basale di piastrine nei pazienti e la presenza di emorragia intracranica; la mortalità osservata è stata tuttavia del 73% tra i pazienti in cui il numero delle piastrine era sceso ad un livello inferiore alle 30.000 pe ml associata ad emorragia intracranica.
Le modalità di trattamento utilizzate nei pazienti con VITT sono state : immunoglobuline per via endovenosa, plasmaferesi, eparina a basso peso molecolare o eparina non frazionata e anticoagulanti non eparinici. In tutti casi sono stati usati corticosteroidei ad alte dosi e in alcuni casi è stato praticato un cateterismo arterioso a livello del circolo cerebrale.
In conclusione l'alta mortalità associata a VITT era più alta tra i pazienti con una bassa percentuale di piastrine ed emorragia intracranica. I risultati dei vari trattamenti è risultato incerto, ma l'identificazione dei marcatori prognostici può aiutare a guidare una gestione più efficace.