A proposito dell’uso nell’alimentazione e degli effetti terapeutici e collaterali dei suoi pseudo-frutti/semi: cinòrrodi… o grattacu
Pier Roberto Dal Monte
Chi andando per colline in primavera spesso vede nel percorso arbusti spinosi pressochè impenetrabili, coperti di delicate, selvatiche e belle roselline che sono quelle di rosa canina, ma ritornando in autunno avanzato s’accorge della loro scomparsa, come di quasi tutte le foglie, e nota la loro sostituzione con belle oblunghe bacche tipiche di colore rosso più o meno vivo e ne rimane ancora affascinato per la loro fulgida bellezza. Ne sono nate delle bacche che in verità sono false, poiché non si tratta di comuni bacche, ma sono i cinòrrodi (dal greco κυνόροδον = cane+rosa «rosa canina») che aprendoli vi scopre nel suo interno dei bianco-giallastri spinosi ed urticanti semi o pseudo-semi chiamati acheni (insieme di pericarpo spinoso e seme vero e proprio): una cosa molto complicata per la prima rosellina selvatica che pare risalga a milioni di anni fa e molto utilizzata tra gli antichi popoli . I Cinòrrodi sono noti per il loro altissimo contenuto di vitamina C e di altre virtù terapeutiche ed infatti il nome dato dall'antica Grecia di rosa canina, nasce dal fatto che si ritenevano le sue radici in grado curare la rabbia procurata dai morsi dei cani. Il significato della rosa passato poi ai Romani è citato da Plinio il Vecchio che infatti ci conferma come un soldato venne guarito dalla rabbia proprio grazie a questa pianta. E lo stesso Linneo, il naturalista svedese fondatore della moderna sistematica botanica e zoologica, nel 1700 mantenne l’appellativo di 'canina'.
In realtà però le attuali conoscenze farmacologiche hanno escluso che la rosa canina abbia qualche effetto sulla malattia trasmessa dai cani. Infine il nome è passato nel linguaggio comune di tutta Europa, divenendo in Inghilterra anche un fiore simbolo regale.
Mentre i petali vengono usati per preparazioni estetiche ad es. l’acqua di rose, i cinòrrodi autunnali erano utilizzati nel passato come astringente, blando lassativo, vermifugo, diuretico e soprattutto come antiscorbutico. Per il piacevole sapore un po' asprigno e l’abbondanza in natura, oltre ad un uso terapeutico popolare, esso è stato usato, quando maturo, come frutto anche per sfamarsi: se non che mangiando non solo la morbida polpa esterna, ma anche i suoi semi spinosi, può portare alla loro eliminazione notevoli disturbi anali: le spine che rivestono il pericarpo non vengo digerite dai succhi digestivi e da qui è nato il suo nome popolare con cui è nota in tutto il Nord Italia, come gratacu.. o anche strosciacu…
Abbandonato praticamente l’uso se non saltuario a crudo, specie in Piemonte e nelle Alpi liguri, si produce, con la buccia del cinòrrodo privato dei semi, dell’ottima Marmellata che si trova in molti negozi specializzati e va indifferentemente sotto il nome di marmellata di rosa canina o di grattacu..ricca di vitamina C.
Dal punto di vista Araldico La Rosa canina, pur non essendo un fiore particolarmente brillante o suggestivo, è stata adottata come simbolo della Monarchia britannica e della stessa Inghilterra fin dai tempi di Re Enrico VII, che la adottò come emblema ufficiale della dinastia dei Tudor (nata dall’unione tra la rosa canina bianca dei Lancaster e quella rosea degli York) dopo la pluriannuale guerra tra le due casate inglesi e dopo la morte di Riccardo III (v. Guerra dei sette anni o delle due rose). Il simbolo permane tuttora anche della Corona Britannica, sebbene con l’estinzione prima dei Tudor e quindi degli Stuart, abbia portato sul Regno d’Inghilterra gli Orange Olandesi nel 1714, tuttora regnanti. Cosicchè da un archetipo arbusto di rose delicate e un po' fragili ne è nato un simbolo regale, un uso estetico e terapeutico-alimentare ed un divertente sopranome popolare, senza scandalizzarsi.
Note.
Da Salvatore Battaglia. Grande dizionario della lingua Italiana. Accademia della Crusca.
Grataculo, sm. Bot. Popol. Frutto della rosellina di macchia o rosa canina.
Proverbi toscani: Non fu mai sì vaga rosa che non diventasse un grattaculo. Dossi, I-173: Lasciamo stare
che alcuni diventano grattaculi prima che rose.= Comp. dal pres. di grattare e da culo (v.); cfr. dal fr.grattecu*
*Da Les roses de Ronsard (1524-1585). Les Amours. Libro II.
“Puis ils diront, comment les garçons du village,/ Disent que ta beauté tire desja sur l’age/ Et q’un bon matin le coq du point du jour /N’orra plus a ton buys qui te font l’amour./ Bien fol est qui se fie en sa belle jeunesse,/ Qui si tost se desrobe, et si tost nous delaisse./ La rose à la parfin devient un gratecu,/ Et tout avecq’ le temps par le temps est vaincu. Tempus omnia labefactat.
“…Dicono che la tua bellezza risente già dell’età/ Che un buon mattino il gallo/ non verrà più nel tuo cespuglio a far l’amore/ ben folle è colei che confida nella sua bella giovinezza/ che tosto si sfila e tutti noi lascia/ e la rosa alfine diviene un gratecu/ e tutto con il tempo e per il tempo ne viene vinto.”