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Un Campanacciano d'oro

Il premio più prestigioso, il Ciriaco d'oro, è stato quest'anno assegnato al Professor Pietro Leoni, Ordinario di Ematologia e già Direttore della Clinica di Ematologia dell'Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona. Di seguito l'Attestato di Civica Benemerenza con la Medaglia d'oro.

diploma

Il 31 ottobre 2017 nel corso dei festeggiamenti per il passaggio della titolarità della cattedra e della direzione dell'unità operativa dal Professor Leoni al Professor Olivieri, è stato distribuito il volumetto Il Re Leoni di cui riportiamo l'introduzione del Professor Danieli.

Parlando di Piero
A quell’epoca Pietro Leoni, per noi tutti Piero, era già un predestinato. Natura gentile, bellezza fisica, curriculum universitario oscillante tra il trenta e la lode, attitudine sportiva, Vespa Sprint e Lancia HF rossa a banda blu, moglie avvenente e romagnola, si capiva subito, per chi lo conosceva, che avrebbe avuto un luminoso futuro. E così è stato.

Era il 1970 l’anno in cui, studente del quinto anno, iniziò a frequentare l’Istituto di Patologia medica dell’Università di Bologna diretto da Bruno Magnani, continuazione della mitica Patologia Medica di Domenico Campanacci, fondatore della Scuola cui apparteniamo. In quest’ambiente straordinario di cultura e di scienza del quale sempre conserverà l’impronta, Piero, alla ricerca dei saperi che anelava acquisire, iniziò a frequentare le sezioni prima di gastroenterologia, poi di nefrologia, quindi di cardiologia finché incontrò chi scrive. Fu amore a prima vista.

Ben presto mi chiese di guidarlo nella preparazione della tesi, poco più di un anno dopo sarei stato io a chiedere a lui di seguirmi nella mia avventura anconitana. Avevo infatti vinto nel luglio del 1972 il concorso per la Semeiotica medica nella nascente università dorica; mi aspettavano una cattedra ed un reparto clinico, avevo bisogno pertanto di Collaboratori esperti ed affidabili. Scontato che Maria Montroni, mia brillante ed infaticabile collaboratrice da oltre sette anni, mi avrebbe seguito, la mia prima scelta cadde su Piero, la seconda su Leopoldo Magelli.

Poco tempo dopo ci raggiungevano ad Ancona Angelo Corvetta ed Armando Gabrielli. Si costituì così un quintetto di  ragazzi d’oro, come sono abituato a definirli, a cui  negli anni successivi si sarebbero aggiunti altri valorosissimi e amati Collaboratori. Tutti hanno conquistato con il loro valore e la loro dedizione alla causa un posto al sole.

A Bologna la mia ricerca si era principalmente concentrata, sempre nell’ambito della medicina interna, sullo studio delle malattie del sangue e dell’immunità. Mantenni quest’orientamento nella mia nuova sede e già nel 1974 i miei Collaboratori ed io ottenemmo che alla nostra Patologia medica, nella Convenzione Università/ Ospedale Umberto 1° di allora, venisse attribuito il Servizio di Immunologia – che sotto la guida di Maria e con apposita legge  sarebbe divenuto cinque  anni dopo “Centro regionale” – e la Sezione di Ematologia.

Piero fornì la Sezione di un Laboratorio specialistico - e qui gli fu prezioso l’aiuto della consorte Cristiana Masia; di una Unità “sterile” (fummo tra i primi in Europa a sperimentare una boule a bassa carica microbica ideata a Parigi); di una Unità di Criopreservazione cellulare per il cui decollo risultò fondamentale l’apporto di Attilio Olivieri, che con molta capacità e concretezza riuscì ad attivare un congelatore programmabile di cellule, l’allora quasi prototipo Programmed Cell Freezer, che per noi era rimasto oggetto misterioso.

Piero attrasse intorno a sè giovani Studenti che costituirono il primo nucleo della nascente Ematologia,  Marco Montillo, entusiasta e valoroso Collaboratore che anni dopo doveva conquistare un posto di rilievo nell’Ematologia del milanese Niguarda e nella ricerca internazionale; Mario Piani, geniale e generoso, che avrebbe anni dopo creato nel territorio una rete di Servizi di Medicina trasfusionale che è un fiore all’occhiello della Sanità marchigiana; Serena Rupoli, che dirige attualmente un affermato Centro per le malattie emorragiche e trombotiche e di cui ricordo ancora un brillantissimo esame di Patologia medica culminato con la lode; Massimo Offidani tenace e determinato che occupa oggi un posto di rilievo nel consesso italiano degli studiosi del mieloma ed Attilio Olivieri.

Attilio l’ho avuto studente negli anni settanta quando la scia della contestazione sessantottina serpeggiava ancora in Italia e la nostra Facoltà era occupata dagli Studenti, che avevano in Attilio uno dei più autorevoli rappresentanti. In aula – solo a me fu accordato l’accesso - eravamo seduti su lati contrapposti della cattedra, ma tra noi vi furono sempre ascolto e rispetto reciproco dei ruoli.

Poi, a seguire Piero nei suoi seminari, nelle sue riunioni di gruppo c’erano anche Riccardo Centurioni e Marco Candela, due Assistenti di Clinica medica con la vocazione per l’Ematologia. La loro vicinanza a Piero fu tale che oggi questi eccellenti internisti sono stati in grado di attivare nelle loro Unità di Medicina interna centri di Ematologia e di Autotrapianto perfettamente funzionanti, quello di Riccardo iscritto nella rete europea per i trapianti di midollo osseo. Sono, a Civitanova ed a Jesi, pregevoli espansioni della Clinica di Ematologia di Ancona.

All’Umberto 1° l’Ematologia non aveva reparto, ma letti sparsi in Patologia medica seguiti da Piero e dai suoi Collaboratori il cui gruppo intanto si arricchiva di nuovi promettenti ingressi – ricordo tra questi per aver avuto  con loro una felice collaborazione, Ilaria Scortechini, Antonella Poloni e Guido Gini - ma con il passaggio a Torrette potei riservare alla disciplina due camere di degenza per complessivi otto letti nella nuova Clinica medica. Era questo il primo nucleo dell’attuale Clinica. Correva l’anno 1987 ed iniziava per l’Ematologia una storia, entusiasmante e in continua ascesa, che altri racconteranno.

Oggi Piero lascia l’insegnamento attivo, lascia la sua clinica fiero di consegnarla a quel prestigioso ormai ex-Allievo che è Attilio, continuerà in altre sedi la sua missione di medico e la sua vocazione di docente ma dimostrerà sempre a chi avrà la fortuna di incontrarlo la sua elevata competenza e la sua squisita umanità. Vorrei chiudere con una considerazione che amo ripetere. Molti mi chiamano Maestro. Io li lascio dire. Perchè? Perchè quando un Docente come me si vede superato non da uno - potrebbe essere casuale - ma almeno da cinque-sei ex-Allievi, vuol dire che qualcosa ha seminato. Piero è tra quello che mi hanno superato, allora chiamatemi pure Maestro!