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Un amore non tradibile: la bicicletta

Pier Roberto Dal Monte

dlmprbe@virgilio.it

 

“Un giorno con la mia invenzione si renderà inutile l'uso del  cavallo da sella”  1816

Karl Drais. Karlsruhe 1785 - 1851. Inventore  del  primo velocipede (laufmaschine)  senza pedali o  Draisina; quando, a seguito dell'eruzione del Vulcano Tambora in Indonesia, la cenere arrivata anche in Europa  oscurò il sole, riducendo in  maniera drastica la produzione di foraggio e morirono di fame moltissimi cavalli. (Qualcosa che ha a che fare con l'epoca moderna? sostituendo il foraggio al petrolio ed il cavallo all'auto. Prdm)

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"La pratica della bici favorisce i contatti, la riscoperta dell'altro ed obbliga a far attenzione al tempo ed allo spazio. Quando ci si sposta in bicicletta si è più attenti agli altri, si sviluppano relazioni umane più dirette in un'epoca in cui la tecnologia e le abitudini le rendono più astratte». Marc Augé. Antropologo. Da ” Eloge de la biciclette” Payot Ed.  2008.

 

Questa mia storia ciclistica od antica passione e relativi commenti  intanto potrebbe iniziare dicendo che sono nato tra gli anni trenta e quaranta, ma di fatto  si può far ricominciare quasi dalla fine, quando nell'estate di più di 10 anni fa  andando in Mountain Bike sulle alture della mia Liguria di Ponente incominciai a lamentare all'inizio mentre  mi erpicavo su un strada sterrata che, continuando, mi portava sui 1000 metri dal livello del mare,  dei forti dolori alla regione cervico-dorsale, irradiati anteriormente al petto in alto: dolori  che peraltro non mi facevano fermare perché notavo che, pedalando...pedalando…  andavano del tutto scemando sino a scomparire quando cominciavo a riscaldarmi.

 

Mi dicevo: -  ” è la solita mia artrosi cervicale che con il fresco (partendo al mattino presto), la posizione e lo sforzo mi fa male e poi andando anche forte man mano che salgo  se ne va .. no, non può essere angina” - e così raggiungevo la meta.

La consapevolezza che ero ancora forte e che potevo dall'alto osservare in mezzo ai monti delle mie Alpi liguri il lontano azzurro del  mare, mi dava  insieme alla fatica una grande gioia ed ebbrezza che vieppiù aumentavano nella discesa, pur con la consapevolezza che comunque dovevo stare attento ai pericoli dello  sterrato accidentato che  erano sempre in agguato. Ed avevo anche il conforto della mia bici alquanto tecnica e quindi  ben molleggiata che mi aiutava a superare gli ostacoli e così non subivo troppi contraccolpi sulla colonna, proprio quella che ritenevo mi facesse  male sin dall'inizio.

Mi dimenticavo del doloroso impatto iniziale e  poi  continuavo a non  credere  proprio ad un'insufficienza coronarica  non essendo un soggetto apparentemente a rischio.

La verità vera venne però fuori quando, tradendo saltuariamente la bicicletta  o tra una pedalata e l'altra, facevo anche un po' di footing. Era lo stesso dolore, forse un po' più tipico, che ricompariva e che in queste occasioni insistendo nel correre mi costringeva  a fermarmi e da fermo in breve mi passava,  ma  ugualmente si ripeteva  ogni ripresa della corsa e così via. Questo era si altamente sospetto per angina per cui feci subito un ECG sforzo che svelò la sua vera natura: un'insufficienza coronarica. Mi dettero le solite terapie e  stetti meglio, ma un giorno affrontando in bici, anche se con una certa prudenza, una salitella dopo un po' mi dovetti proprio fermare senza poter proseguire, mi recai al mio ospedale: ricovero urgente per un'ischemia miocardica anche se il dolore era cessato.

Quindi la normale trafila: coronarografia con riscontro di stenosi multiple ed infine un  Bypass a metà Aprile. Tutto andò bene ed un mese dopo  partii per San Francisco per il Congresso annuale della American Society of Gastroenterology, un appuntamento a cui non volevo mancare. Seguii i lavori, stavo bene ed ero tornato normale: mi aveva ormai preso quella che io definisco la “sindrome del sopravvissuto euforico”, di colui che avendo scampato un serio e potenzialmente mortale pericolo incomincia a vivere con una visione un po’ diversa della vita e forse un po' sopra le righe. 

In un pomeriggio caldo di riposo mi recai al porto, i famosi Piers o moli  di San Francisco, dove vidi che affittavano le biciclette. Ci meditai un po' su: le ferite  esterne erano ben cicatrizzate e lo stesso arguivo che fosse per quelle interne, avevo fatto la rieducazione, avevo già camminato tanto,  tutto mi faceva pensare che  sarei riuscito a fare un bel giro e così affittai quella che mi sembrava la migliore. Di fronte avevo il Golden Gate che in altre occasioni avevo attraversato baldanzoso, il richiamo era irresistibile, perché non riprovarci: la gamba c'era, il fiato ugualmente ed in breve  prendo e parto. E poi non ero negli USA, nel regno della migliore cardiologia?

Chi lo conosce sa che all'inizio il Golden Gate è piuttosto ripido:  si arriva su una collinetta dove si attaccano i famosi cavi di sostegno,  ma usando un rapporto adeguato la supero ed arrivo al centro del ponte anche con un discreto vento contro, il punto più alto da dove sotto ben si vede  l'Alcatraz e da qui poi tutto diviene più facile. Stavo dimostrando  “in vivo” che, grazie ai Cardiochirurghi bolognesi, il Bypass era riuscito perfettamente e che potevo tornare ad andare in bicicletta e così, una volta rientrato in Italia,  ripresi ad andarci; dapprima lentamente per  andare in Ospedale  e quindi gradualmente ho ripreso a farlo da sportivo ed ancora in Mountain Bike, come per il passato,   ma  per demonizzare ulteriormente la sfortuna mi presi anche una bella bici da corsa per fare del vero ciclismo sportivo, che tuttora, settimanalmente, continuo a fare.

 Fatte queste premesse avrete compreso che  amo molto la bicicletta, anche con qualche azzardo,  la uso quotidianamente per spostarmi e  vorrei che questo amore fosse sempre più condiviso.

Come quasi tutti gli italiani ho imparato da bambino, tanto che  spesso mi chiedo perché  i nostri genitori e noi stessi insegniamo, come un cosa ineludibile, ad andare in bicicletta ai nostri figli, e poi alle loro richieste,  neppure troppo insistenti ed incalzanti, compriamo loro, appena l'età lo permette, un motorino o possibilmente un auto. Non si tenta neppure più di  convincerli a continuare ad andare in bici, poiché far  usare la bici, crescendo, sembra    porli in una condizione d'inferiorità, di essere un po' all'antica o retrogradi, oltreché troppo spartani od anticonformisti.

Non voglio tuttavia fare il castigatore di costumi anche perché ragioni per questa condotta incongrua ne esistono: sono da una parte ovvie come le distanze,l‘assillo del tempo,il clima o dettate da  opportune preoccupazioni per i pericoli ed alcuni disagi insiti nel mezzo, ma  dall'altra non proprio così chiare o giustificabili, specie se si abita in un paese, in  città e/o nella sua immediata periferia senza troppe salite.

Amo la bicicletta perché permette di andare in quasi ogni punto della città nel raggio di 5 -6 km di distanza  senza dovere guidare in mezzo al traffico una noiosissima auto che  ormai non sempre ci fa andare dove vorremmo, dati  tutti i divieti di cui siamo circondati, e nel tempo che vorremmo,  perché  non ci fa consumare benzina e quindi ci fa sentire nobilmente ecologici od ambientalisti, perché la bici ci fa fare del moto, consumare calorie; unendo davvero l'utile al dilettevole, e spesso ci fa sentire più giovani di quanto, ahimè, non siamo ed infine  ci fa scoprire o riscoprire  la propria  città o il proprio  paese ed il suo circondario, campagna o mare che sia. Ci fa vivere la vita dei suoi cittadini, vedere cose a cui non ci avvicineremmo mai, ci fa solidarizzare con persone che non conosciamo od incontrare quelle che non avremmo più visto  o se non raramente.

Ci fa osservare purtroppo anche come la Città non ami in realtà i suoi ciclisti così come i suoi pedoni, e ciò si vede da come si  comportano gli automobilisti ed i “motorettisti” i quali  sembra che molto spesso mal li sopportino, in fondo odiandoli e .. non sempre a torto (con sentimenti peraltro reciproci). E non l'amo solo quando vado al mare o comunque in vacanza.

Con una bici ed  un po' di allenamento, ma neppure tanto, infine si possono fare al giorno comodamente almeno una ventina di chilometri.

E' pur vero  che si corre il  pericolo  di essere investiti o che dall'auto ti aprano la porta in faccia, che le strade in genere sono in  uno stato pietoso e che le piste ciclabili in Italia non sono proprio il meglio per percorrerle in bici, a causa della cattiva manutenzione o  per  il continuo rifacimento dell'asfalto: ora per i tubi del gas, ora per quello dei telefoni, le fibre ottiche, le radici degli alberi, i tombini, etc. che mai riportano la pista alla sua iniziale scorrevolezza. Importante è  passarci sopra e resistere. E’ anche vero che  si può  avere qualche incidente di percorso meccanico, ma ora con le moderne tecnologie in realtà quest’ultimi molto pochi, ma alla fine si va e si sta bene fisicamente e mentalmente, dando  maggior spazio a più sereni pensieri, specie se non si fanno solo i percorsi cittadini, ma anche quelli meno accidentati e più tranquilli: questo accade specie se, stimolati dal nostro istinto ludico, si voglia fare un po' di vero ciclismo sportivo, non fanaticamente od in sottese sfide con   i compagni d'avventura o solo  con se stessi..

Ormai in bici sia in città che fuori si può andare tutto  l'anno e vi può fermare soltanto la pioggia o la neve, ma non il freddo e neppure il caldo: se per il primo vi vestite adeguatamente dalle scarpe e calze sino ad un adeguato copricapo e per il caldo non girate nelle ore più calde e vi idratate bene.

Parliamo ora di consumo di calorie.  La tabella (vedi), che è il risultato di dati Europei ed Americani, intuitivamente mostra come il consumo sia bene diverso a seconda delle velocità e perfino se si va in gruppo o da soli, come ovviamente varia il consumo delle calorie e di conseguenza come sia diversa  la necessità dell’ apporto di calorie e durante e dopo la corsa, come peraltro accade in tutte le  attività o gli altri sport.

 

Riguardo il consumo di calorie a seconda della velocità e peso vedi Tabella I

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tabella delle Calorie consumate con il ciclismo

 

Considerando un peso corporeo di 70 kg

In generale sulle 500 calorie all’ora

 

BMX o Mountain Bike

 

Bici normale

< 16 km (10 Mph) all’ora  per divertimento o per lavoro

Bici sportiva

 

19 -22 km (12 -13.9 Mph), divertimento, sforzo moderato

24-25 km  (14-15.9 Mph) , corsa veloce, sforzo vigoroso

25-30 km  (16-19 Mph,) corsa molto veloce, sforzo molto vigoroso, da solo (non in gruppo)

Oltre 32 km ( > 20 Mph) , agonistico da solo

(non in gruppo)

595 calorie  all’ora

 

 

300-350  calorie circa all’ora

 

 

 

560 calorie  all’ora

 

700 calorie all’ora 

 

840 calorie all’ora

 

1120 calorie all’ora

 

 

 

Non dimenticheremo infine anche le rare cicliste sportive che sono guardate, ingiustamente  con un po' di sufficienza o benevolenza, sebbene in quanto a grinta non siano dammeno…,  mentre in verità per le normali strade della  città, con più o meno normali ed efficienti bici da passeggio, si osserva come  la maggior parte dei “pedalatori” non sia di sesso maschile ma di sesso femminile . Chissà perchè si è formata questa dicotomia su cui  forse qualche collega potrebbe trarne qualche buona ed utile considerazione antropologico-psicologica.

La bici è e può divenire  una passione che io raccomando anche per un modo salutistico con cui   gestire la propria attività professionale se si riesce a superare, pensando alle delizie delle mezze stagioni, un po' di freddo o se si riesce a non sudare  troppo d‘estate (ci si può sempre organizzare per asciugarsi anche con una doccia e/o un cambio di vestiti sul lavoro) e si è infine abbastanza esperti e prudenti da non essere travolti dal traffico, dal pericolo dei “motorizzati,” e non da ultimo  abbastanza sani (la colonna tra l'altro ne soffre un po') con buona vista ed udito, esperti e prudenti da saper cavalcare una bici, sapersi destreggiare tra i vari altri “impedimenti derimenti” stradali e difendersi da tutti i “Nemici della Bicicletta”. Naturalmente da raccomandare altrettanto e per gli stessi motivi ai propri pazienti, anche per rafforzare, insieme alla consapevolezza dei vantaggi   sulla loro salute (aumento della massa muscolare, stimolo del metabolismo e consumo calorico, aumento della capacitò cognitiva e della life expectancy sino a-5 aa.), la propria e l'altrui  coscienza civica e “ciclistica”,   ed essere alfieri e sostenitori con noi   dello stesso messaggio da trasmettere in maniera energica alle Autorità comunali e provinciali:  affinchè  davvero aumentino sia delle razionali piste ciclabili sia mezzi di difesa per gli inermi ciclisti, ma anche stimolino il rispetto sociale e psicologico dovuto a quei cittadini che  usano un mezzo così altamente ecologico-ambientalista, così capace di “sviluppare - nel contempo- le buone relazioni umane”.