Questa magnifica strada si snoda fra Gabicce Monte e S. Marina Alta, da dove si piomba sull’abitato di Pesaro, in prossimità di Baia Flaminia. Sono esattamente 25 chilometri dalla deviazione sulla statale 16 all’altezza di Gabicce fino all’arrivo. Continui saliscendi e tornanti sfiorano le pendici delle varie alture comprese nel Parco (da nord a sud: la Montagnola, il promontorio di Casteldimezzo, il monte Brisighella, il monte Castellaro ed il colle San Bartolo, tutti con altezze intorno ai 200 m. slm) . Intorno boschi di larici, querce, aceri campestri, roverelle, noccioli assieme a coltivazioni di olivi e vigne sullo sfondo giallo delle ginestre abbarbicate alla terra rocciosa. Pini e cipressi sono più rari e rappresentano il frutto di rimboschimenti negli anni ’60. La fauna è descritta come ricca e variegata ma di questo non posso dare testimonianza perché il passaggio di una Moto Guzzi d’epoca è piuttosto rumoroso e-mal si concilia con l’intento di una osservazione faunistica. Gli abitanti che la strada attraversa sono quelli di Gabicce Monte, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara e S. Marina Alta, tutti municipi autonomi fino al 1929 quando vennero annessi al comune di Pesaro, tranne Gabicce Monte che è una frazione di Gabicce Mare. Una tradizione maliziosa vuole che tale annessione sia stata motivata dalla necessità di mantenere a Pesaro il primato demografico, insidiato da Fano. Tutte queste località meritano una visita particolareggiata ma io dedicherò solo qualche nota a Casteldimezzo semplicemente perché è il luogo ove più spesso mi fermo per una sosta durante questa escursione. Casteldimezzo ha più di mille anni e fin verso la metà del 1200 si chiamava Galiola che, curiosamente, è anche il nome di una isola dalmata situata di fronte alla costa pesarese e punto di passaggio di una famosa regata velica in Adriatico.
Figura 6 - Il borgo di Casteldimezzo equidistante fra Gabicce Monte e Firenzuola di Focara
Il Castello apparteneva alla Chiesa ravennate e a partire dal 1200 sempre più spesso viene identificato come Castrum Medii per la sua caratteristica posizione a metà strada fra il castello di Gabicce e quello di Fiorenzuala. Dopo la Chiesa ravennate queste terre passarono sotto il dominio dei Malatesta e degli Sforza fino a diventare municipi autonomi e ad essere poi annessi a Pesaro come già detto. Si arriva a Casteldimezzo attraverso una strada dedicata che si stacca dalla Panoramica vera e propria e porta alla base di uno sperone roccioso a picco sul mare sul quale sorge un noto ristorante. Dietro al quale è posto l’abitato ai lati della strada principale ed una deliziosa piazzetta con il santuario del Ss Crocefisso, opera veneziana del ‘400. Dalla piazzetta si intravedono scorci di mare Adriatico volgendo lo sguardo attraverso i vicoli in direzione nord-est. Meglio se la visita avviene di pomeriggio perché, in caso di sole, vedrete “accendersi” la facciata del santuario di un bel colore rosso mattone. All’interno un magnifico crocefisso ligneo del XVII secolo che, secondo la leggenda, fu ritrovato in una cassa che la burrasca aveva gettato sulla riva. Essendo il luogo del ritrovamento a metà strada fra Casteldimezzo e Fiorenzuola, la cassa fu caricata su un biroccio lasciando liberi i buoi di andare dove volessero. I buoi si avviarono verso Casteldimezzo e giunti davanti alla chiesa si fermarono. Così il crocefisso fu acquisito da questo borgo e, anche per le numerose grazie che gli vennero attribuite, contribuì a far diventare Santuario la Chiesa.
Gli abitati di Gabicce Monte e quello di Fiorenzuala di Focara, così come la Chiesa di Santa Marina Alta, la Villa Imperiale e il Monastero di San Bartolo sono mete altrettanto suggestive che vi consiglio di non tralasciare, magari acquisendo le informazioni necessarie con una vista alla sede dell’Ente Parco di San Bartolo, presso baia Flaminia.
Figura 7 - Lo spettacolo del Mare Adriatico visto da Firenzuola di Focara
Poiché però l’oggetto principale di queste note è la strada non posso omettere di citare alcune note curiose connesse con i lavori di costruzione della panoramica di San Bartolo. Fu decisa nel 1946 dal municipio di Pesaro non tanto per lungimiranza imprenditoriale in campo turistico (che pure non manca ai Pesaresi) quanto perché essa offriva una occasione di lavoro per molti abitanti della zona in un momento di dura crisi economica. Tanto che quando i lavori furono sospesi per mancanza di fondi vi fu una vera sollevazione popolare (il così detto sciopero al rovescio) che convinse la municipalità a riprenderli e completarli. Per la gioia di tutti i ciclisti e motociclisti di Marche e Romagna.
Bibliografia
Burioli S. et al: Celebrazioni del centenario di fondazione del Museo Renzi; Grafiche Adria, Viserba di Rimini, 1985