Da Rimini si va a Santarcangelo e qui si imbocca la strada provinciale che porta a Ponte Uso. Superato l’abitato di Ciola Stradone si incontra una rotonda molto ampia e di recente costruzione e qui si svolta a destra. Inizia la salita di Gorolo che in meno di 5 chilometri porta dal livello del mare ai 450 metri di San Giovanni In Galilea. La strada è in discrete condizioni e molto tortuosa. Si snoda attraverso una magnifica campagna collinare e negli ultimi km presenta pendenze anche del 17 % ( che ricordo bene per averli percorsi in bicicletta alcuni anni fa). In questo tratto si comincia a intravedere l’abitato di San Giovanni dal basso che appare come un borgo magico situato com’è in posizione dominante sulla dorsale che unisce le valli dell’Uso e del Rubicone. Si entra in paese attraverso una strada in salita che scorre subito fuori dall’abitato. Al termine della quale un tornante a sinistra vi porta nella strada principale costeggiata da 2 file di case basse: siete arrivati. Prima di visitare il paese è però opportuna una sosta nella zona del cimitero da cui si gode un magnifico panorama: un vero “ tappeto volante sul Montefeltro” come lo ha definito Tonino Guerra. In fondo alla strada principale si trova la porta orientale dalla quale originariamente si accedeva all’abitato. Reca ancora le fenditure alle quali era applicato il ponte levatoio. Gli edifici attorno alla porta ospitano il Museo Renzi che merita una visita. Il Museo fu fondato da don Francesco Renzi nel 1870. Dopo i danni subiti nel 1943-44 quando San Giovanni era uno dei capisaldi della linea gotica vi è stata una ristrutturazione negli anni 1966-67 e risale a quel periodo la sua attuale configurazione. E’ suddiviso in sezioni (romana, medievale, naturalistica, ceramica, pre-protostorica) e la maggior parte dei reperti che vi si trovano sono stati raccolti dallo stesso Don Renzi nei dintorni del paese ove ha vissuto in un arco temporale che va dal 1868 al 1895.
Tra i visitatori illustri del Museo vi è stato Giovanni Pascoli che qui soggiornò per 3 giorni a partire dal 10 maggio 1885.
Una occhiata meritano anche le fondamenta della Pieve edificata per iniziativa della Chiesa ravennate a partire dal VI secolo, riportate alla luce nel 1970.
San Giovanni è stato un comune autonomo fino al 1816 quando venne annesso al comune di Borghi. Oggi conta meno di 60 abitanti ma negli anni ’50 la popolazione superava le 200 unità. All’epoca la attività lavorativa più praticata era quella del muratore e pare che la abilità dei muratori di San Giovanni fosse apprezzata in tutta la Romagna.
Due parole infine sulla origine del nome. Innanzi tutto di quale San Giovanni si tratta: L’Evangelista? Il Battista? Non si sa, perché nelle fonti medioevali si legge sempre e soltanto San Giovanni e quello che era implicito per gli antichi abitanti per noi rimane un mistero. Dubbi ancora maggiori riguardano la dizione “ in Galilea”. Ovvia l’ipotesi che ci si riferisca alla Galilea di Palestina ma perché? Per la rassomiglianza , forse dell’altura su cui sorge San Giovanni con il Monte Tabor ? O piuttosto, assumendo che Galilea debba essere intesa come sinonimo di Gallica, si tratta di un riferimento ai Galli Senoni che qui abitarono nel IV secolo a.c. ? Devo ammettere che dopo aver letto un dotto articolo sull’argomento del Prof. Carlo Dolcini mi conviene chiudere con l’Autore: “questo mistero resta insoluto e obbliga a concludere la nostra conversazione”.