So let us sing as one. |
Cantiamo tutti insieme. per voi e per voi.
W.H Auden -C.Kalmann. Musica di I. Stravinsky |
Nel cinquantesimo della Morte di Stravinsky
L’ultimo Operista classico: con molta morale, malattia e/o follia
The Rake’s of Progress o la Carriera di un libertino
Pier Roberto Dal Monte
Nel ricordare il 50esimo della morte di Igor Stravinsky, ricordiamo anche che con la sua scomparsa si è concluso un’attività pluricentenaria che aveva occupato le menti più fini ed originali in campo musicale, il ciclo storico di quella che ora viene chiamata l’Opera Musicale Classica, poiché dopo di lui praticamente non si son più create Opere che rispettino i principi base o i canoni su cui si è fondato il melodramma, italiano principalmente ed ottocentesco nel suo complesso, in cui si poteva ancora intravedere il tentativo, la ricerca di trasmettere tutti i sentimenti umani in musica e tra questi la follia nelle sue varie corde dal lamento alla gestualità psicologicamente deviata o del tutto folle quando necessario. Sentimenti forti ormai persi o alquanto nascosti nella Musica Contemporanea, tra serialismo o musica dodecafonica e sue varietà o anche in quella elettronica, dove nel nuovo suono musicale o Nuova Musica , la tecnica, lo schema, anche matematico, sono ormai prevalenti.
Nel parlare dell’Opera di Stravinsky non possiamo non trascurare da medici il ruolo che vi gioca la follia o pazzia o anche la malattia nella sua musica ed, a ben leggere, molto di quello che ha a che fare col il mondo attuale indipendentemente da qualsiasi pandemia.
La follia nell’opera musicale va tuttavia innanzitutto disambiguata, poiché esiste il famoso tema musicale chiamato impropriamente la Follia ed nota la follia vera o pazzia sia nella musica strumentale che soprattutto nel contesto operistico. La follia tema musicale è un danza di origine portoghese/spagnola tra i più antichi temi della musica europea, originato nel secoli XV e poi molto sviluppato XVI e XVII. Si distingue tra la "primitiva follia", che può assumere diverse forme, e la più conosciuta "tarda follia", che è rimasta famosa nella musica colta fino ai giorni nostri: un tema che esprime un divertimento una gioia più o meno forsennata. Essendo un tema su cui facilmente si possono fare variazioni, (tanto che esiste una Follia portoghese/spagnola, una Folies d'Espagne in Francia e Faronel's Ground in Inghilterra) essa fu impiegata in varie opere musicali da molti autori dallo stesso Lully nel 1672, da Marin Marais nel 1701 (Pièces de Violes,), da Alessandro Scarlatti nel 1710, da François Couperin (Les Folies françoises, ou Les Dominos), da Francesco Geminiani (Concerto grosso in re minore) da Arcangelo Corelli nel 1700 (Sonata per Violino), Antonio Vivaldi nel 1705 (Sonata op. 1 n. 12) e Johann Sebastian Bach nella Cantata dei contadini. BWV 212 del 1742 e questi sono i musicisti che probabilmente hanno raggiunto le più alte vette nella variazione del tema. Tra i compositori dell'età classica va ricordato lo stesso figlio di Bach, Karl Philipe Emanuel, e Antonio Salieri, con le 26 variazioni sulla ‘Follia’ per orchestra che da allora è andata un po' spegnendosi.
Accanto a questo tema nel 700 si è sviluppata anche la follia o pazzia medica in musica che è nata dal tentare di musicare i sentimenti che sottendono a molte opere poetiche o canti od opere teatrali, ma soprattutto evidenziare l’alterazione mentale nel contesto del melodramma del soggetto protagonista o comunque un personaggio importante dell’opera . La ricerca di una modalità pratica di riportare in musica il lamento con le sue varie espressioni ora dolente, ora esaltato o depresso vicino alla pazzia sino a esaltarsi nel furore che può condurre alla minaccia di omicidio od al suicidio, si può dire che sia stata inventata da Monteverdi nei suoi Madrigali di cui il più importante è il Lamento di Arianna, abbandonata sull’isola di Naxos da Teseo, in cui ne trascrisse in musica anche le caratteristiche in cui si trova la mente deviata tra periodi di calma e di furore più o meno incontrollato sino all’infanticidio, dal quale poi ne sono derivati molti brani o scene musicali o il canone della norma. i più famosi del quale ne furono la pazzia di Orlando nell’ l’Orlando furioso di Haendel e Vivaldi che hanno esaltato il disperato amore e gelosia per il tradimento di Angelica e Medoro, sino a passare nell’ottocento con Giovanni Paisiello nella “Nina, ossia la pazza per amore” del 1789, quando, di seguito, nel secolo successivo vi è un profluvio di pazzie non tutte amorose, come l’arcinota di Donizetti nella Lucia di Lammermoor, quale la “ vera” pazzia di lady Macbeth in Verdi, ed altre pazzie in Bellini ad esempio nei Puritani di o quella di Margherita nel Faust di Gounod o nell’Ofelia di Thomas.
Da allora questi due temi sono andati scemando e la follia musicale, quella intellegibile almeno, ormai è scomparsa del tutto nella Musica nuova, ma nel Novecento vi è stato ancora un certo revival nell’ Ariadne auf Naxos di Strauss, quella del soldato Wojciech di Berg, della Lady Macbeth del distretto Mtcensc, nell’amore delle tre Melarance di Prokofiev (in realtà forma ciclotimica con un sostanziale grave depressione prevalente) . Sino a concludersi con The Rake’s of progress o la Carriera del libertino che ha trovato il suo originale epigono in Stravinsky, Autore di cui ora ricorre quest’anno l’ anniversario del 50esimo della morte. Stravinskij che aveva e avrà un enorme successo musicale, passando dai più diversi temi musicali: dall’avanguardie russe, di cui si ricordano i vari balletti da Petruska, Pulcinella e l’Uccello di fuoco, etc, alle sue operette buffe, al neoclassicismo, per giungere infine alla serialità o alla dodecafonia di Schoenberg - e quindi già molto noto per i suoi bellissimi concerti, ballate, cantate, opere solistiche -, decise nel periodo dell’esilio e della sua nuova vita negli Stati Uniti di scrivere un opera. Ciò nacque a seguito della visione delle famose acqueforti di cui riportiamo alcuni esempi del pittore inglese Hogarth, che dipinse tra alcuni cicli di attualità degradata del mondo londinese, alcune dettagliate (con rispettiva acquaforte) tavole che rappresentavano il mondo delle prostitute ( l’Harlot’s progress) e soprattutto la triste carriera di un giovane di campagna divenuto un libertino londinese, per mettere in evidenza i degenerati costumi della Londra del 18° secolo e le loro conseguenze.
Questi per rincorrere il successo o l’escalation sociale, secondo l’originale libretto del famoso poeta inglese Auden e musicato da Stravinsky, a seguito dell’aiuto del diavolo chiamato in questa occasione Shadow (Ombra), in realtà l’incarnazione del faustiano Mefistofele di Goethe, lascia il paese natio ed il suo primo amore, essendo divenuto un ricco ereditiere si perde tra i meandri della città; si trasforma in libertino insaziabile frequentatore di bordelli, sempre seguito dalla sua esortativa ‘Ombra’ e, per mostrare la mancanza di pregiudizi, sposa una donna barbuta ; fallisce per le enormi dilapidazioni viene abbandonato dall’ambigua moglie e alla fine finisce pazzo dapprima in manicomio, salvandosi però dall’Inferno, poiché, quando amor omnia vincit, per intervento dalla sua amata abbandonata, Shadow, l’alter ego del Diavolo lo fa morire pazzo, ma ancora in grazia di Dio, non riuscendo a portare con se la sua anima all’Inferno.
L’opera ha meritato e merita una valutazione medica nell’inquadramento dei personaggi e nel suo significato morale o almeno per la morale finale a cui ci conduce Stravinsky. Ad esempio rispondendo al quesito se fu vera pazzia o una malattia venerea, la sifilide al terzo stadio o tabe progressiva del protagonista? E’ fortemente probabile che si tratti di questa per la sua ripetuta frequentazione dei più importanti bordelli di Londra, dove era facile prendersi la sifilide. La dimostrazione del completo anticonformismo e libertà di pensiero del personaggio è sostenuto da una palese paranoia che lo porta a dilapidare in imprese irrealizzabili la propria fortuna, non senza aver sposato dapprima una donna ‘barbuta’ di incerto genere e verosimilmente affetta da irsutismo disendocrino. Finendo in conclusione in manicomio ove, la sua follia o peggio la verosimile tabe progressiva, si conclude con la morte, assistito dalla sua giovane amata del villaggio natio. Con l’unica morale che per questa volta il diavolo, che ha perso un suo “protetto” peccatore ci riproverà con altri; che l’amore ha un effetto salvifico anche per chi ha buttato la vita inseguendo i piaceri ed il vizio
Infine una ulteriore postilla medica agiografica: non è come si è detto che compaia nelle opere liriche solo la follia o altre malattie organiche la tbc in primis (vedi la Traviata o Mimì nella Boheme) e neppure per la prima volta si evochi in un’opera l’impronunciabile sifilide terziaria: in realtà essa è anche evidente nella ferita inguaribile di Anfortras custode del santo Gral nel Parsifal di Wagner o nella esagerata lussuria di Lulu nell’opera omonima di Alban Berg, a cui Stravinskj nel Rake’s si adegua. Non si è mai raggiunto il culmine di tutte le malattie il cancro , a quanto mi risulta, forse perché un male ignoto e difficile da trattare (musicalmente).
Stravinskij , come si è visto e si sa, non è solo un grande musicista per la Carriera del Libertino, ma può considerarsi vero genio musicale totale, uno dei tanti geni di cui l’umanità ha sempre bisogno, un continuatore originale, anche se in realtà l’epigono di un’era storica ancora amata ed attualissima quella dell’Opera classica ormai creativamente superata, per la smania continua del nuovo che è proprio dell’uomo, che pure non dimentica il suo passato su cui si poggiano anche la sue più geniale invenzioni e che va per questo ricordato in un 50esimo un po' trascurato.
Note Bibliografiche.
- Roman Vlad, Stravinsky, Torino, Einaudi, 1958,
- Hutcheon Linda and Hutcheon Michael, Opera: desire, disease, death, Lincoln and London, University of Nebraska Press, 1996,
- Chandler Carter. The Last Opera. The Rake's Progress in the Life of Stravinsky and Sung Drama. Published by: Indiana University Press 2019
- Mila Massimo. Stravinskij. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (11 gennaio 2012)
- Alex Ross. Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo - Bompiani 2011
- Igor Stravinskij. Cronache della mia vita. Feltrinelli 2013
- Igor Stravinskij, Robert Craft. Ricordi e commenti. Adelphi 2008