Angelo Corvetta
La passione per il territorio posto fra Marche e Romagna e quella per le Moto Guzzi sono nate in epoche diverse della mia vita.
Quella per le Moto Guzzi è stata molto precoce. Avrò avuto 4 o 5 anni quando cominciai a sentire all’ora di pranzo il rombo cupo di una moto proveniente dalla strada che, passando davanti a casa mia, conduceva al centro del paese (Marina di Ravenna). Si trattava di una Moto Guzzi Falcone Sport, appena acquistato da Adriano, il falegname del paese, che negli anni successivi sarebbe diventato un amico. Incuriosito da quel rombo cominciai ad appostarmi dietro il cancello di casa mia per vedere da vicino la moto che per dimensioni ( mi sembrava enorme), per il rombo lento e cadenzato e per il colore rosso carminio che in mezzo meccanico evoca potenza (non per nulla quasi tutte le Ferrari sono rosse) mi attrasse subito in modo irresistibile. Ad accrescere la mia curiosità vi era poi l’enorme volano esterno anch’esso rosso con bordo cromato, che tutti chiamavano l’affettaprosciutti ( Figura 1). Questo volano che caratterizzerà tutti i modelli di Guzzi per quasi 50 anni era stato ideato per attutire le vibrazioni ma, ai miei occhi di bambino, aveva il potere magico di lasciare trasparire all’esterno il movimento interno del motore. Questo imprinting emozionale deve essere stato molto forte se è vero che, 20 anni dopo, nelle gare motociclistiche che si disputavano sui circuiti cittadini della riviera romagnola, io facevo il tifo per Giuseppe Mandolini, su moto Guzzi 500 monocilindrico (detto anche Guzzone). Si trattava di una moto progettata nel 1957 dall’ing. Carcano e mai scesa in pista perché proprio quell’anno la Moto Guzzi (assieme a Gilera e Mondial) decideva di abbandonare la partecipazione ufficiale alle corse. Riesumata 8-10 anni più tardi si era dimostrata capace ancora di discrete prestazioni, certo non paragonabili a quelle delle pluricilindriche italiane e giapponesi. Sicchè il buon Mandolini non vinceva mai ma ciò non scalfiva il mio tifo per il Guzzone, moto ormai obsoleta ma dotata di un sound cupo e particolarissimo che evocava in me le stesse emozioni provate da bambino. La storia della mia passione per le Moto Guzzi si è poi evoluta attraverso il possesso e l’impiego di vari modelli di questa marca. Indimenticabile la Moto Guzzi V7 special che mio padre mi regalò per i 21 anni. Poi molti anni di pausa (professione e famiglia monopolizzavano il mio tempo) fino a quando,trasferitomi con la famiglia da Ancona a Rimini ho ripreso a vedere e a “sentire” queste moto, assai diffuse nel territorio riminese. Nel 1995 l’acquisto e il restauro della mia prima Moto Guzzi d’epoca ( un Falcone ex Polizia stradale, Figura 2) il che mi ha portato a conoscere altri cultori di questa passione. E così negli anni si sono succeduti l’acquisto e il restauro di altri modelli di Moto Guzzi d’epoca, costruite in un arco temporale che va dal 1931 al 1967. Oggi, pensionato con molto tempo libero, le uso spesso in lunghe passeggiate nell’entroterra riminese e pesarese il che mi ha dato modo di apprezzare un’altra caratteristica che negli anni giovanili mi era sfuggita . Non c’è volta che io mi fermi per una sosta senza che qualcuno si avvicini e, dopo avermi fatto qualche domanda sulla moto, non incominci a parlarmi della “sua” Moto Guzzi (per averla posseduta o per averla vista adoperare da un parente o da un amico) ( Figura 3). Ho capito che queste moto, prodotte in decine di migliaia di esemplari e protagoniste della motorizzazione degli italiani nel dopoguerra, appartengono alla memoria collettiva di coloro che oggi hanno più di 60 anni e rappresentano una sorta di oggetto di affezione cui moltissimi sono ancora legati.
Il territorio fra Marche e Romagna mi è caro per varie ragioni. Anzitutto per averlo sentito descrivere da mia madre che, pesarese di nascita e ravennate di adozione, non si stancava di raccontarmi della sua infanzia nelle Marche. Il valico della Siligata era per me già mitico ancora prima di averci messo piede per averne sentito parlare in modo fiabesco da Lei che, ragazzina, vi si recava a piedi da Pesaro con la famiglia per non so quale festa di primavera. Molti anni dopo la conoscenza diretta di quel territorio. Erano gli anni ’70 e ’80 ed io, allora, lavoravo presso la Università di Ancona. Naturalmente, per stare con la famiglia, erano assai frequenti i viaggi Ancona-Ravenna e ritorno durante i fine settimana. Come molti ricordano la nebbia era un fenomeno costante in autunno ed inverno in quegli anni. E così la domenica sera affrontavamo il viaggio di ritorno con un po’ di apprensione che svaniva di colpo all’altezza di Rimini o di Cattolica ove il cielo da nebbioso diventava spesso stellato. A queste ragioni di affezione diciamo … famigliari e climatiche si è aggiunto negli anni lo stupore per la bellezza e l’interesse storico di questi luoghi. Dalle numerose escursioni in Moto Guzzi fra Marche e Romagna riporterò le impressioni su 2 itinerari ben conosciuti e a portata di mano.