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Memorial Edoardo Spada

Carlo Staffa

La sera del 9 Novembre u.s. si è svolta nel teatro comunale di Conselice la XXI Edizione del Concorso biennale di Poesia Romagnola MEMORIAL EDOARDO SPADA. Oltre ai Concorrenti, tre dei quali sono stati premiati, era presente numeroso pubblico, costituito in parte da bambini delle scuole elementari, che, come da tradizione, si sono esibiti in brevi recite dialettali, canti e balli folcloristici. Di seguito i testi delle prime tre classificate.

1^ Classificata: COM L'ERA BEL (COM'ERA BELLO) di Augusto Muratori

Com l'era bël sintì i ranòcc cantê              Com'era bello sentire i ranocchi cantare

't al ser d'istê                                           nelle sere d'estate

e vdé e' starluchê dal lòzli                         e vedere il brillare delle lucciole

int j'occ dla sera.                                      negli occhi della sera.

Còm l'era dòlza                                        Com'era dolce

la vôs de rusignöl                                     la voce dell'usignolo

dê fura da na sév ad pinzicùl.                    che usciva da una siepe di biancospino,

Com l'era bël                                           Com'era bello 

e' ciacarêr dal pàsar apularêdi                   il chiacchericcio dei passeri appollaiati

che e' strid d'na zvèta                               che il grido di una civetta

l'amurtéva ad bòta.                                   zittiva all'istante.

Cla campâgna a la purt int e' mi cör         Quella campagna la porto nel mio cuore

e int e' zèt ad sti dè                                  e nel silenzio di questi tempi 

a sint ch'la m scòr.                                   sento che mi parla.

 

2^ Classificata: A TE, BAB (A TE BABBO) di Daniela Cortesi

A t'artruvarò                                              Ti ritroverò 

tra al brazi infughidi de sôl,                      tra le braccia infuocate del sole,

int'é rogg sôrd d'un timpurël                     nell'urlo sordo di un temporale,

sôra i rém scurghè da é blu dé zil,           sopra i rami scorticati dal blu del cielo,

int l'ònica nöta dal zghêl.                         nell'unica nota delle cicale.

A n putrò piò smarì é sintir                      Non potrò più perdermi lungo il sentiero

parchè t'a m staré d'asté                         perchè mi aspetterai

par tnim söd incöra                                 per tenermi stretta ancora,

coma fasifta quand, babina,                     come facevi quando, bambina,

a m'indurmintevaint é scaranèn                mi addormentavo sul sellino

d'la tu biciclèta                                       della tua bicicletta.

 

3^ Classificata: BOL AD SAVON (BOLLE DI SAPONE) di Roberto Pontoni

A l ciàpa é vôl, gônfi d'un rispir;                S'involano, gonfie di un respiro,

a l döndla inzérti e al pê zarchê                dondolando incerte e sembrano cercare

'na man ch'li gvida luntàn, in do truvê         una mano che le guidi lontano, dove trovare

un zil sénza nuval, un vènt alzir:                un cielo senza nuvole, un vento leggero.

Bòl ch'a l s möv par rubé de sôl al spir       Bolle che si muovono per rubare i raggi del sole

e impinìs 'd chi culùr ch'j è dri a caschê,    e riempirsi di quei colori che stanno cadendo,

e andê sò, sèmpar piò sò, e pu s-ciupê     e salire su, sempre più su, e scoppiare,

int 'na nuvla 'd schègg ch'la pê un sintir:     in una nuvola di schegge che sembra un sentiero.

Desidêri nascòst, varitê ch'a l frès,            Desideri nascosti, verità che feriscono,

sogn strunchê da la forza dla realté,          sogni stroncati dalla forza della realtà.

pr'un atom t'a j vi, pu i vôla vèja.                Li vedi per un attimo, poi volano via.

Che babèn ch'sufiêva l'è sempr'é stes        Quel bimbo che soffiava è sempre lo stesso

che adês l'a smès 'd vulê, e sta pighê,       che ha smesso di volare, se ne sta curvo,

ma l'arcôrda chi sogn cun malincunéja.      ma ricorda quei sogni con malinconia

 

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