Alberto Pellegrino
La lussuria può essere definita come l'abbandono alle proprie passioni, come la pratica di attività sessuali senza il controllo da parte della ragione e della morale: si tratta di un comportamento esclusivamente dedito al raggiungimento del piacere sessuale e alla ricerca di forme di smodata attività sessuale, concentrando le proprie energie principalmente sul sesso. In questi casi le relazione umana vengono poste in secondo piano, mentre la focalizzazione sull’attività sessuale si concentra prevalentemente sull’incontro carnale, per cui il sesso esaurisce ogni relazione sociale e finisce per svuotarla di ogni altro significato. Il lussurioso incostante ed incoerente anche rispetto ai valori a cui crede, prova un egoistico amore di sé ed è portato a concentrarsi solo sul corpo del partner che diventa il polo dell’attrazione erotica con l’esclusione di tutto il resto. Si potrebbe pertanto affermare che la lussuria è un rapporto deformato con il sesso, una passione che porta a ricercare il godimento fisico come forma di massimo piacere, per si finisce per non amare una determinata persona ma il piacere che si ottiene da questo incontro. Il piacere sessuale è invece un fenomeno complesso che investe il corpo e la psiche, per cui l’atto sessuale costituisce solo un aspetto, per cui il piacere finisce per coincidere con la “quantità” e l’incontro sessuale viene ridotto ad un puro esercizio “ginnico”. In questi casi l’interesse si focalizza essenzialmente sull’organo sessuale, si autorappresenta e si autocelebra in esso, non avendo nessun’altra finalità. Il lussurioso si focalizza sulle proprie pulsioni e nega la relazione con l’altro soggetto, riducendolo a una “cosa” se non addirittura a una “merce”, come uno strumento del proprio piacere e il suo corpo diventa nulla di più un oggetto, magari un bell’oggetto.
Per meglio definire la lussuria, è opportuno stabilire che cosa s’intende per sessualità: con questo termine si indica una passione che si colloca in una dimensione umana positiva finalizzata alla comunione tra uomo e donna, per cui il piacere sessuale non si focalizza solo sulla genitalità, ma spesso coinvolge la persona intera con tutti i suoi sensi: quando due esseri umani si donano reciprocamente attraverso il linguaggio dell’amore, il piacere sessuale diventa il naturale coronamento dell’unione e incide su tutto l’arco della vita umana. La sessualità ha il suo asse portante nella sua “simbolicità”, perché l’uomo assegna alla relazione sessuale, a differenza dell’animale, una molteplicità di valori che vanno al di là del semplice congiungimento carnale regolato dall’istinto.
Sessualità e la lussuria
Nel sesso umano non vi è soltanto una componente fisica ma una anche spirituale, per cui si possono individuare tre livelli coordinati di sessualità, che la lussuria invece può scardinare e deformare.
Il primo livello riguarda la fisicità e la biologia connesse alla pulsione sessuale che è presente a livello dinamico-istintuale nell’uomo e nella donna ed è iscritto nella loro organicità fisiologica.
Un secondo livello ha una natura simbolica: l’eros inteso come desiderio, passione, tenerezza, fascino, attrazione, fantasia, gioco del velarsi e dello svelarsi. L’eros, che non va confuso con il termine “erotismo” che è diventato spesso sinonimo di pornografia, in quanto lascia spazi che ognuno colma con la creatività, l’invenzione, la proiezione verso significati ulteriori, per cui l’eros trascende la semplice corporeità e carnalità.
Un terzo livello riguarda la pienezza della sessualità umana ed è rappresentato dall’amore che ingloba i due livelli precedenti per sfociare in una comunione e donazione reciproca. Illuminante in questo senso è il Cantico dei cantici, lo straordinario poemetto biblico che esalta senza falsi pudori la fisicità dei corpi nella reiterata descrizione del rapporto tra due innamorati che conduce all’ebbrezza di un eros fatto di passione e di fascino per approdare all’apice della mutua appartenenza attraverso una unione che alla “meccanica” del sesso associa la creatività dell’eros per arrivare all’amore.
Scindere questo trittico e accontentarsi solo del primo livello, significa rimanere sul piano della “lussuria”, come del resto l’eros sganciato dall’amore rimane incompiuto, una pienezza non raggiunta, una perfezione che deve ancora realizzarsi. Infatti l’eros è ancora possesso del partener, una tensione verso la bellezza da conquistare, mentre l’amore è libera e reciproca donazione, riconoscimento del valore dell’altro.
La lussuria come “liberazione”
La lussuria, rispetto alla precedente trilogia, cancella la “simbolicità” umana e determina una frammentazione e materializzazione dell’essere umano, sovvertendo l’armonia unitaria della triade, seguendo una logica della “liberazione”, la quale si fonda sul mito del “corpo liberato” che si “ribella” a determinanti vincoli naturali o culturali ritenuti repressivi per arrivare a comportamenti regolati solo dall’immediatezza e dalla pulsione sessuale. Sulla sessualità umana si è verificata una svalutazione della cultura greca che ha considerato la corporeità una tomba dell’anima; a questa si è aggiunta una pesante stratificazione moralistica e ascetico-puritana della morale cattolica che ha scardinato l’interazione sesso-eros-amore e introdotto un’interpretazione allegorica del Cantico dei cantici, trasformando i due corpi dei due amanti in una evanescente metafora spirituale dell’anima e dell’unione emblematica con la Chiesa intesa come sposa di Cristo. La risposta a questo eccesso di spiritualismo è stata l’esaltazione di una carnalità istintiva e spoglia di qualsiasi valore che non fosse la spontaneità e l’immediata fruibilità del sesso celebrato come liberazione da tabù oppressivi e repressivi. Il sesso rimane così imprigionato nella sua materialità denudata da ogni segno simbolico e “l’esibizione” del sesso nei mass media ne è la continua attestazione.
La lussuria come “possesso”
Un aspetto della lussuria è rappresentato dalla logica del possesso che si esprime quando si privilegia la “quantità” piuttosto che la “qualità” delle relazioni sessuali, per cui si moltiplicano le esperienze nella illusione di raggiungere la profondità di un incontro che in realtà rimane un accoppiamento superficiale che ha come unico risultato il raggiungimento di un “piacere” momentaneo. Con lo sviluppo tecnologico dei nuovi media è nato un mercato del sesso virtuale che offre “on-line” i suoi prodotti con una fredda e anonima consumazione di atti solitari e con la sicurezza di poter dominare l’altro senza impegnarsi in un incontro di persone. Questa riduzione del dialogo amoroso a semplice acquisto e possesso di una serie di immagini, di oggetti manipolabili risultano meno impegnativi del confronto interpersonale e riducono il sesso a delle icone erotiche virtuali, a cui finiscono per aggrapparsi gli utenti nell’illusione di una forma maniacale di possesso. Un esempio significativo di questa devianza è il film del 1974 Life size (Grandezza naturale) del regista Luis Garcia Berlanga, nel quale il protagonista è un dentista parigino che acquista una donna-bambola di gomma anatomicamente completa, di cui s’innamora follemente e gelosamente.
La lussuria come “eccesso”
Un altro aspetto della lussuria è quella logica dell’eccesso rappresentata dal film L’ultima donna (1976) del regista Marco Ferreri, nel quale un giovane e violento professionista, che è stato abbandonato dalla moglie, passa da un’amante all’altra spinto dalla voluttà di dominio e alla fine decide di compiere su se stesso un’emblematica evirazione a dimostrazione che l’eccesso conduce all’impotenza. Questa “logica” permette di raggiungere, attraverso il possesso dei giovani corpo di essere umani, una gratificazione sociale e sessuale che si ritiene esaltante, ma questa incontinenza può portare, come risultato paradossale, alla caduta della potenza sessuale e alla saturazione del desiderio e persino alla paura dell’altro. La donna o l’uomo finiscono per non attirare più a causa di questa esplosione di sessualità, che non è mai integrata da passione, tenerezza, eros e amore, avendo come approdo finale la solitudine. Il grande mercato del sesso, incrementato da un’offerta esasperata della pornografia virtuale o cartacea, finisce per generare un’anoressia comunicativa, per produrre un isolamento dell’individuo, la cui identità non può essere ridotta ai soli organi sessuali, ma dovrebbe destinata a comunicare la loro umanità.
La lussuria e la “spudoratezza”
L’armonia tra sesso, eros e amore può essere minacciata dalla logica della spudoratezza che si collega alla lussuria e non è semplice “impudicizia”, che si manifesta quando non si ha più la capacità di conoscere la delicatezza dello svelamento e del corteggiamento. La spudoratezza penetra nel profondo dell’intimità, supera il confine del pudore che tende a proteggere la parte più intima e profonda dell’individuo. Ognuno calibra questa intimità secondo cerchi concentrici che includono al centro coloro che si amano e con i quali si è in comunione di vita interiore, mentre nei cerchi sempre più esterni si collocano coloro che sono più “lontani” fino agli estranei, ai quali riservi rapporti sempre più esteriori anche se essi costituiscono in ogni caso uno “svelamento di sé” talora inconscio e incontrollabile. Attualmente certi prodotti mediatici sono “osceni” nel senso che mettono in mostra trasgressioni di ogni genere con la caduta di ogni forma di pudore, perché la comunicazione di massa è guidata da una logica di mercato, per cui si trasformano alcuni media in un emporio dove si vende solo sesso e dove, nel mostrare il corpo, si oltrepassa il limite dell’intimità per ridurre le cosiddette “storie d’amore” a sole storie di sesso e si rende pubblico ciò che dovrebbe essere personale e privato.
La lussuria come riduttività
Un’ultima forma di annullamento dell’armonia tra sesso, eros e amore è la logica della riduttività presente nella società contemporanea, nella quale, in nome di una pur giusta autonomia delle scienze, si cerca di procedere solo settorialmente con un unico approccio a una determinata realtà. Nel campo della sessualità è stata determinante l’introduzione della psicoanalisi, il cui contributo è di grande rilievo senza la quale non sarebbe possibile per la filosofia, la sociologia, l’antropologia e la stessa teologia morale analizzare la sessualità senza tener conto delle interpretazioni e delle osservazioni psicoanalitiche. Questa importanza non deve tuttavia limitare altri tipi di approccio, perché l’anima umana (psychè), è più ampia della “psiche” studiata da Freud e rivela altri livelli di manifestazione. Gli approcci esclusivamente psicologici o neurologici della sessualità, pur indispensabili, non riescono a esaurire la ricchezza e la grandezza del fenomeno umano e del suo valore esistenziale, ostacolando un’analisi globale che sia rispettosa della diversità e della molteplicità. La lussuria tenta di non dare un valore pieno alla sessualità umana, nella convinzione che sia valida solo la libidine intesa come possibilità di godimento, di felicità, di appagamento. Un equilibrio tra corporeità e sessualità è certamente complesso e delicato da raggiungere, ma non si conquista ignorando la realtà concreta dell’essere umano che è fatto appunto di sesso, eros, amore. La lussuria rappresenta per una persona una limitazione e una riduzione delle sue potenzialità, perché l’esaltazione di una libertà senza vincoli finisce per ridursi a una “consumazione” e alla reiterazione del sesso, ignorando la creatività dell’eros, le emozioni del sentimento, il fascino di “una parola [che] ci libera da tutto il peso e il dolore di una vita: questa parola è amore” (Sofocle, Edipo a Colono).