Come in una favola lo spirito del Natale, librandosi dalle bacheche della mostra su “Le letterine di Natale” che ha occupato l’intero corridoio grande della Biblioteca classense di Ravenna dal 24 dicembre a fine gennaio scorsi, si è fatto incontro a noi, novelli Scrooge, per raccontarci tutto l’incanto dei sogni infantili come si esprimevano - in tempi più o meno lontani - nelle tenere letterine che i piccoli nascondevano sotto il piatto dei genitori nella tavola della vigilia. Il fascino e la poesia di questi messaggi emergono intatti dai foglietti ingialliti dal tempo, spesso contornati da pizzi canivet, abbelliti da tralci ornamentali, da mazzi di fiori dipinti, da piccole mani intrecciate, da immagini di Maria con il bambino in braccio e di Gesù neonato dormiente, da angioletti, tutti variopinti e di delicata fattura, come era d’uso nei secoli passati, sino a non troppi decenni fa.
La mostra è stata organizzata da Vittorio Pranzini, appassionato collezionista del bello nel tempo e proprietario del materiale esposto, da lui raccolto nel corso degli anni con lo scopo - come egli stesso dice - di salvaguardarlo dalla distruzione e dall’oblio e per mantenere viva una tradizione legata ad un particolare momento della vita dell’infanzia, quello delle feste natalizie. Vi sono esposte centosessanta letterine che coprono un arco temporale di oltre cent’anni, dal diciannovesimo secolo alla metà del novecento, tramandandoci non soltanto l’amore per l’estetica che nei tempi passati pervadeva tutte le espressioni del quotidiano ed educava così i bambini alla bellezza, ma anche il sentimento di rispetto verso i genitori, a cui i figliolini si rivolgevano spesso con il “voi”.
E’ difficile immaginare qualcosa di simile oggi, dove la comunicazione digitale, nelle sue svariate forme, ha soppiantato quasi del tutto la corrispondenza epistolare, e con la libertà di costumi divenuta legge del vivere odierno che ha cancellato l’antico sentire ed il rispetto d’antan.
La sede dell’esposizione, poi, la Biblioteca classense che occupa i locali della cinquecentesca Abbazia camaldolese con il magnifico chiostro d’ingresso, i vestiboli, lo scalone, le statue, le sale affrescate da illustri pittori, ha costituito una cornice storica ed artistica che ha reso la visita un’esperienza di poesia e di bellezza.
Maria Montroni