Anche questa rubrica del nostro sito si affaccerà nella rivista periodicamente vuole essere un’occasione per parlare, a 360°, del rapporto medico paziente e dei problemi più che mai attuali che la professione medica nei suoi risvolti umanissimi si trova oggi ad affrontare. Ma non solo. Allargando la visuale, la rubrica vuole aprirsi al vastissimo orizzonte che oggi va sotto il nome di Medical Humanities collocata con i suoi contenuti d’attualità nel suo terreno più significante ed eloquente dell’“Homo sum: humani nihil a me alienum puto” di terenziana memoria. Si rievocheranno insieme brevemente pagine o insegnamenti di vecchi maestri, si proporranno pagine scientifiche, pagine medico-letterarie, esperienze ed aneddoti, verranno ospitate le voci dei lettori, ci si soffermerà sulla psicologia del sanitario e su quella del malato, aprendo il dibattito sul ruolo e sul prestigio del medico.
Le diagnosi difficili, ed impossibili un tempo, che diventano oggi quasi tutte possibili
Daniele Bracchetti
La difficoltà di respiro, avvertita dal paziente con l’aumento della frequenza degli atti respiratori e con un senso di “fame” d’aria, è un sintomo che può associarsi a gravi malattie, che riguardano il cuore o i polmoni e l’embolia polmonare.
Nell’uno e nell’altro caso la terapia è differente quindi la diagnosi deve basarsi su rigorosi criteri scientifici e soprattutto disponendo di un esame come la gas-analisi che permette di misurare ossigeno e anidride carbonica in pronto soccorso in breve tempo. Ricordiamo che la diagnostica strumentale offre in pochi minuti dati fondamentali anche con la lastra del torace. Oggi penso sia difficile che un paziente pneumopatico, come accadeva in passato, arrivi in urgenza in pneumologia in coma ipercapnico perché in pronto soccorso è stata prescritta la morfina, farmaco basilare per il trattamento dell’edema polmonare negli anni 60. Questo poteva succedere in un tempo in cui era difficilissimo differenziare la dispnea polmonare da quella cardiaca che era trattata per l’appunto con la morfina, deleteria nell’insufficienza ventilatoria.
La dispnea si può avere anche nell’embolia polmonare, che per la mia personale esperienza, è una della diagnosi più difficili, spesso spiacevole sorpresa all’autopsia. Tutto è cambiato da quando è stata introdotta l’angioTAC polmonare che permette di vedere anche minime occlusioni delle arterie polmonari. Un notevole contributo alla prevenzione deriva inoltre dall’uso ormai routinario dell’eparina a basso peso molecolare e dal doppler venoso.
Ricordo molti casi di embolia non riconosciuta, uno dei quali non identificato dal miglior clinico del nostro gruppo cardiologico, scambiata al mattino per un banale calo di pressione. Io vidi il malato la sera, quando una trombosi venosa periferica era più evidente e l’elettrocardiogramma mostrava segni di sovraccarico destro. Altri casi mi hanno condizionato a ricercare questa insidiosa malattia, purtroppo spesso senza risultati pratici. I segni classici, l’elettrocardiogramma, il dolore toracico, i dati della scintigrafia polmonare, gli esami di laboratorio (dimero, LDH) erano e sono ingannevoli. Inoltre non sempre è facile disporre di uno eco.doppler delle vene periferiche, un ruolo fondamentale e decisivo si è avuto con l’introduzione dell’angio TAC polmonare, che insieme al doppler dei vasi venosi periferici ha cambiato del tutto i termini del problema.
Conclusioni
Alla fine di questa esposizione sento di dover fare una riflessione perché, come da me riscontrato con colloqui diretti, è possibile che alcuni colleghi non siano d’accordo su questa mia visione, per così dire strumentale, delle urgenze mediche. Giustamente dicono che il medico serve ancora anche nelle urgenze anche quelle al di fuori dell’ospedale. Questo è vero: non tutti i mal di pancia e i dolori al petto sono dovuti a malattie gravi, una buona visita può servire a prendere tempo e a evitare ricoveri precipitosi. Ma attenti a non essere superficiali perche in questi casi le macchine (ecografo, TAC, laboratorio) vedono meglio dell’uomo.