Giovanni Danieli
Il mio primo giornale fu La Gogna, avevo diciotto anni e frequentavo a Lecce il terzo anno del Liceo classico Palmieri; l’edificio che ci ospitava, in chiave con le sue finalità, aveva la struttura del tempio dorico, colonne possenti e scanalate, capitelli lineari, timpano triangolare. Raccontava storie di Docenti e di Studenti, un po’ ironiche un po’ romantiche. Fu un numero unico ma ancora oggi, a distanza di sessantotto anni, continua ad evocare efficacemente le persone, i sentimenti, i costumi, i valori di un tempo.
La passione per il giornalismo nacque in me agli inizi degli anni Sessanta. Il professor Campanacci aveva ereditato nel 1933 dal suo maestro Umberto Gaddi, improvvisamente scomparso, proprietà e direzione del Giornale di Clinica medica, un periodico di grande prestigio destinato a diventare la più longeva rivista italiana di Medicina interna. Il Maestro era all’epoca a Parma patologo medico, la tipografia quella benedettina di cui era Direttore Padre Lino e proto Franco Di Todaro, due personaggi indimenticabili. Quando nel 1953 il Maestro fu chiamato alla cattedra di Patologia medica dell’Alma Mater, il giornale continuò ad essere stampato a Parma mentre a Bologna agiva la Redazione sotto la regia di Bruno Magnani, esigente, preciso, puntuale. Io partecipavo alla preparazione del giornale – correggevo le bozze – sino al momento in cui, avendo dato buona prova di me, mi vidi consegnata da Bruno Magnani, impegnatissimo nella preparazione dello storico Trattato di Patologia medica, la cura della rivista. Cominciai allora a risalire ogni quindici giorni la Via Emilia e a familiarizzare non solo con la tipografia ma anche con la città di Parma, i suoi monumenti, i suoi ristoranti. Questo sino al 1972, quando lasciai Bologna diretto ad Ancona.
La mia attività editoriale riprese nelle Marche con i Quaderni marchigiani di Medicina costruito con la collaborazione di un editore straordinario, Giorgio Mangani, allora alle prime armi poi affermatosi in tutta Italia. Avevamo svolto all’epoca, i miei Collaboratori ed io, sin dall’arrivo nelle Marche un’intensa attività formativa in favore dei Medici della Regione portando, in più sedi ospedaliere e non, l’aggiornamento medico soprattutto nei campi dell’Ematologia e dell’Immunoreumatologia nei quali avevamo accumulato ricerca ed esperienza. All’inizio questi corsi erano itineranti, toccavano diverse sedi in cui, novello carro di Tespi, montavamo il nostro teatrino, più spesso improvvisato; la nostra iniziativa, agli esordi un po’ avventurosa, doveva con il tempo divenire stabile grazie alla collaborazione degli Ordini dei Medici ed al patrocinio dell’Assessore regionale alla Sanità Elio Capodaglio, uomo di grande sensibilità culturale che faceva suoi i problemi di salute dei cittadini. Strumento di questo impegno furono appunto i Quaderni, usciti puntualmente ogni mese dal 1983 al 1992.
Sempre nell’ambito ospedaliero e con la finalità dell’aggiornamento continuo nacque Meridiana, periodico dell’Ospedale regionale Umberto I di Ancona di cui era presidente Mario Cirilli, persona intelligente e dinamica. Meridiana perseguiva finalità culturali più ampie di quelle professionali e scientifiche ed aveva ad esempio tra le sue caratteristiche quella di dedicare ciascun numero ad un grande pittore marchigiano, o comunque a lungo residente nella regione, al quale venivano riservati la copertina, nell’interno la riproduzione di alcuni dipinti e, in chiusura, un commento finale ad opera di storici e critici dell’arte che hanno lasciato il segno in questa regione. Ricordo Michele Polverari (Carlo Crivelli, Francesco Podesti), Pietro Zampetti (Claudio Ridolfi, Nicola D’Ancona), Franco Battistelli (Giovanni Santi), Alberto Mazzacchera (Gaetano Lapis), Grazia Calegari (Federico Barocci), Maria Rosaria Valazzi (Andrea Lilli) e Stefano Papetti (Lorenzo Lotto). Meridiana ebbe vita brillante ma breve, tre anni – 1994-1996 – come gli anni della presidenza Cirilli.
All’epoca ero molto attivo nelle società scientifiche, soprattutto in quelle di Medicina interna e di Immunologia clinica, nelle quali avevo portato la mia esperienza editoriale curando senza interruzione per ben ventitré anni, dal 1986 al 2009, tre periodici medici, il Bollettino della Società italiana di Immunologia ed Immunopatologia, SIII (1986-2003), il Bollettino della Società italiana di Medicina interna, SIMI (1997-2009), ColMed09, organo del Collegio dei Docenti di Medicina interna (2004-2009).
Nell’86 era presidente SIII Carlo Zanussi, colto, dinamico, efficiente clinico medico milanese nonché famoso gourmet, e dal 1989 Lorenzo Bonomo clinico medico nell’Università di Bari, personaggio raro, di vasta cultura e di grande autorità morale. Era questo il periodo d’oro per l’Immunologia clinica in Italia e nel mondo; scienza nuova, aveva conquistato gli Internisti che se ne erano impadroniti, prima che la stessa avesse un destino parallelo alla Medicina interna, quello cioè di frammentarsi cioè in numerose specialità. Su quelle pagine hanno scritto Amici indimenticabili che hanno fatto la storia dell’Immunologia, da Sergio Del Giacco a Claudio Rugarli, da Manlio Ferrarini a Lorenzo Moretta e Carlo Grossi, da Sergio Romagnani a Fernando Aiuti e tanti altri; ricordo il Bollettino, stampato in grigio ed abbellito in verde da titoli e disegni fantastici di animali e vegetali, lo considero la rivista più elegante che Giorgio Mangani abbia fatto per me.
Mi ero intanto guadagnata (1995) l’iscrizione nell’Elenco speciale annesso all’Albo dei Giornalisti ed avevo assunto (1997-2009) il ruolo prima di segretario della SIMI poi quello di consigliere avendo come presidenti, nell’ordine, Franco Dammacco, Umberto Malliani, Piermannuccio Mannucci e Giuseppe Licata; anche per questa Società e per dodici anni (1997-2009) produssi un Bollettino che contribuì per la sua parte a mantenere elevato il ruolo della Medicina interna nel contesto culturale italiano. E non solo, dal 2004 al 2009 gli affiancai, sempre presidente Franco Dammacco, uomo di grande perspicacia ed organizzatore formidabile, ColMed09, il periodico del Collegio dei professori di Medicina interna di cui facevo parte.
Medicina e Chirurgia, Quaderni della Conferenza permanente dei Presidenti dei corsi di Laurea in Medicina nasceva in un momento, seconda metà degli anni Ottanta, in cui la Facoltà di Medicina si divideva - dopo oltre novecento anni nei quali aveva prodotto un solo laureato, il medico, il dottore per antonomasia – in due corsi di Laurea, quello storico in Medicina e Chirurgia ed il nuovo in Odontoiatria e Protesi dentaria; erano guidati ciascuno da presidenti che si trovarono di fronte al nuovo Ordinamento didattico sostitutivo di quello contenuto nella Legge Gentile del 1933. Un nuovo Ordinamento per dei presidenti neofiti. Che fare? Riunirsi in Conferenza permanente ed incontrarsi periodicamente affinché il nuovo Ordinamento potesse essere correttamente ed uniformemente applicato in tutta Italia. Tenemmo la prima riunione a Portonovo di Ancona ed il Fortino napoleonico, un hotel di questa amena località, divenne per circa trent’anni la sede rituale della Conferenza che sotto la guida, in successione, di Claudio Marcello Caldarera, Luigi Frati, Guido Coggi, Lorenzo Moretta, chi scrive, Andrea Lenzi ed infine Stefania Basili costituì e continua ad essere il punto di riferimento nazionale per l’innovazione e la guida didattica, utilizzando i Quaderni come efficace strumento di informazione.
Le Cento Città, associazione per le Marche, è la rivista di un sodalizio culturale nato nel 1995 con la finalità di conoscere e far conoscere la Regione; ne ero fondatore e primo presidente ed anche, sempre in collaborazione con Giorgio Mangani, produttore di una rivista che porta lo stesso nome dell’Associazione e che da ormai ventisei anni promuove la conoscenza delle Marche, dei suoi personaggi, dei suoi stupendi paesaggi e dei suoi notevoli dei beni culturali.
Tre anni dopo, presidente della Commissione didattica di Facoltà, proposi al preside di allora, Tullio Manzoni, la produzione di una rivista. Tullio era un fisiologo ma come spesso accade in questa categoria di scienziati anche filosofo, storico, appassionato collezionista di stampe e di volumi d’epoca. Approvò senza alcun indugio l’iniziativa. Nasceva così Lettere dalla Facoltà che è stata per ventidue anni ed è tuttora, per i nostri Studenti e non solo, strumento efficace di formazione ed informazione. Da due anni la rivista, grazie all’appoggio incondizionato di un altro grande preside, Marcello Mario D’Errico, si è arricchita di un suo supplemento, I Quaderni di Lettere.
Medicina e Chirurgia (dal 1989), Le Cento Città (dal 1995) e Lettere dalla Facoltà (dal 1998) proseguono la loro regolare e puntuale pubblicazione. Questo testimonia l’efficacia del prodotto, la dedizione di chi sino ad oggi ha gestito questi periodici, il gradimento dei lettori.
Ora è il momento di Medicina e Cultura, il periodico dell’associazione La Scuola medica di Domenico Campanacci che sta compiendo il suo secondo anno di vita; prima quadrimestrale, dal 2020 trimestrale, è il luogo dove la Medicina incontra le Scienze umane. Diretta da un Comitato agguerrito e motivato, sotto la brillante regia di Claudio Borghi ha suscitato l’interesse di molti lettori e l’attenzione di un benefattore rigorosamente anonimo che ne permette la regolare produzione.
Ho scritto e curato anche molti libri la cui lunga elencazione annoierebbe il lettore; ne cito solo alcuni. Terapia delle Emoblastosi, edito da Minerva Medica nel 1965 quando la chemioterapia era in Italia ancora agli albori, è stato il primo volumetto italiano a presentare in maniera strutturata la terapia delle leucemie e dei linfomi; Immunologia clinica, derivato da un ciclo di lezioni svolto a Bologna nel 1970, secondo nel tempo in questa disciplina solo ad uno storico volume di Immunopatologia di Carlo Zanussi; Semeiotica medica, scritto nel 1973, appena giunto nelle Marche con i miei Collaboratori di allora, Rita La Placa, Pietro Leoni, Leopoldo Magelli, Maria Montroni; Connettiviti (1981), un volumetto di una collana a carattere monografico curata da Giovanni Gasbarrini a Bologna; Reumatologia (1990), una raccolta di scritti di Autori diversi per una collana UTET nella quale la medicina interna veniva presentata in volumi distinti per ciascuna specialità; Il metodo clinico rivisitato, scritto nel 2004 insieme al mio grande Allievo Giovanni Pomponio e con l’intervento di altri Collaboratori.
Infine dieci libri di Scienze umane in Medicina preparati insieme al preside Tullio Manzoni dal 2001 al 2012 che costituiscono una preziosa raccolta di studi originali sulle storie dei medici e della medicina nelle Marche.